giovedì, Aprile 25, 2024
San Vito dei Normanni

Acciaroli. Il sindaco e il mare

A cura di Maila Cavaliere

Acciaroli. Una perla del Cilento che, se decidi di fare una vacanza in Campania, come ho fatto io, non puoi non visitare.
Qui Ernest Hemingway ha soggiornato e si dice che abbia scritto IL VECCHIO E IL MARE ispirandosi, per il protagonista del romanzo, a un pescatore del luogo, tale Masarone.
Qui Angelo Vassallo, il sindaco pescatore, ha amministrato per tre mandati, trasformando la cittadina, frazione di Pollica, in un gioiello turistico curato, pulito, a misura d’uomo prima di essere trucidato da nove colpi di pistola la sera del 5 settembre del 2010.


Qui tutto parla di lui e non solo per il porto che gli è stato intitolato o per la sua gigantografia che, ad ogni anniversario, viene affissa sulla torre. Il mare pulito, l’area di litorale su cui cresce il giglio marino e persino il luogo in cui ha trovato la morte sono segni indelebili del suo amministrare caparbio, onesto, nel pieno rispetto dell’ambiente e della legalità e dimostrano quanto possa essere scomodo un sindaco di tale sorta per certe frange di criminalità.

Arrivo al porto in mattinata dopo essere stata avvolta in una natura rigogliosa che solo la carreggiata interrompe lungo i tornanti. Per una serie di fortunate coincidenze mi aspetta Gerardo Spira, avvocato ed ex Segretario Comunale di Angelo Vassallo. Poi c’è Dario, fratello del sindaco pescatore che con la Fondazione Vassallo vuole creare una recinzione per l’area dove sono stati piantati i gigli di mare. Due “cape toste,” insomma, che continuano a chiedere la verità sulla morte di Angelo e a compiere piccoli e grandi gesti che ne onorino la memoria. Come quello di oggi. Una ventina di pali in legno(che aiutiamo tutti a trasportare, compreso mio figlio di 11 anni) e una grossa corda.

A segnalare che  quei gigli non vanno calpestati né raccolti ma protetti perché, quando a luglio fioriranno,  emaneranno un profumo intenso e la loro bellezza disarmante limiterà anche l’erosione del litorale. Piccoli ma grandi gesti come il dono della borraccia serigrafata con il profilo di Angelo Vassallo: un invito a non consumare plastica monouso. Il mare non dimentica. Hanno lo sguardo indomito Gerardo e Dario, di chi non può chiudere una parentesi per ricominciare. Non si può ricominciare dopo una tragedia così. Sì può solo andare avanti, in direzione ostinata e contraria, avrebbe detto De Andrè. 



Davanti a un caffè lungo e un po’ amaro, Dario ci racconta di quanto è difficile tornare nel luogo in cui è cresciuto, quando il mare arrivava dove ora si trovano locali e attività commerciali.
Ci racconta la sofferenza e il senso di liberazione che hanno accompagnato la scrittura del nuovo libro, che a breve sarà pubblicato. 
Ci parla dell’amicizia con Lorenzo Caiolo e del suo consiglio di tornare a ricordare Angelo nel proprio paese, di imporre la sua lunga ombra su chi ” lavora “contro la verità  sulla sua morte.

Ci porta a conoscere l’anziana madre. Guardiamo  le foto di Angelo, appese alle pareti, insieme a quelle dei nipoti. Porta il dolore con garbo, nello sguardo, cucito addosso sui vestiti. Ci accoglie con un sorriso aperto, che riserva agli amici di Dario, di Angelo.
E da amici ci stringiamo in un abbraccio, certi di aver piantato un altro seme, di aver sciolto un altro dubbio, di aver contribuito anche solo in minima parte a cercare la verità.


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