Alla Corte dei Conti l’indagine sulle finanze comunali

Era cominciata nel 2015 con la denuncia, politica, dell’accertamento di una situazione finanziaria disastrosa, l’esperienza dell’amministrazione del sindaco Domenico Conte. E si concluderà sullo stesso tema, visto che il consiglio comunale di San Vito dei Normanni, in scadenza regolare (data indicativa dell’election day ancora da stabilire da parte del governo), ha dato mandato alla giunta di trasmettere alla Procura presso la Corte dei Conti di Bari il fascicolo con le conclusioni della commissione d’indagine consiliare sullo stato finanziario del Comune, organismo presieduto dal consigliere di maggioranza Salvatore Musa.

Per l’indagine, la commissione si è avvalsa di un consulente esterno, il dottore commercialista Giuseppe Semeraro, incaricato di studiare a ritroso i bilanci e le deliberazioni ad essi relative. Alla relazione tecnica di accompagnamento consegnata al consiglio e alla giunta, il presidente della commissione ha aggiunto anche una relazione politica in cui punta l’indice su “debiti fuori bilancio per 800mila euro, mutui (ben 83 di cui 1 solo nostro) che incidono per quasi la metà di quei 1.300.000 euro anno che paghiamo per gentile concessione degli amici del centrodestra”, ha detto Musa in consiglio comunale.

Il processo di risanamento negli ultimi cinque anni

“Zavorre insostenibili per un piccolo comune come il nostro”, ha detto il presidente della commissione d’indagine, criticando sia le gestioni della passate giunte di centrodestra che il tentativo dell’opposizione di addebitare alla struttura comunale le responsabilità delle anomalie emerse nella gestione sia dei residui attivi che di quelli passivi, distinguendo tra “potere di spesa”, quello di cui si sarebbero avvalse le amministrazioni del passato, facendone uno strumento di consenso, dalla “capacità di spesa”.  La commissione di indagine “ha chiarito tante cose”, scrive Musa nella relazione politica.

Le scelte dell’amministrazione Conte, invece, secondo il consigliere presidente della commissione d’indagine, “partendo nel 2015 da una condizione di grave deficit totalmente ereditata, hanno supportato tecnicamente tutte le azioni amministrative che hanno portato a ridurre il deficit dell’ente dal quasi 6,7% (anno 2014), al 3,24% (anno 2020) , fino al circa 2,77% previsto per il 2022; e allo stesso modo abbiamo visto calare l’indebitamento pro-capite dai 650 euro (anno 2014), gradualmente e costantemente sino a quello attuale di circa 470 euro.”

“Ed ancora , dopo essere partiti con un ‘annus horribilis’ nel 2015 (sfociato nello sforamento del patto di stabilità) negli anni, con sacrificio, abnegazione , professionalità abbiamo risalito la china sino a giungere ad un avanzo di amministrazione che si ripete già per il secondo anno consecutivo (900.000 euro nel 2018, 400mila nel 2019) ed anche quest’anno, al netto dell’emergenza Covid-19, si prevedeva un avanzo di amministrazione di circa 1.700.000 euro”, ha rilevato ancora Musa, sottolineano i voti contrari dell’opposizione di centrodestra agli strumenti finanziari adottati negli ultimi cinque anni.“

Per l’indagine, la commissione si è avvalsa di un consulente esterno, il dottore commercialista Giuseppe Semeraro, incaricato di studiare a ritroso i bilanci e le deliberazioni ad essi relative. Alla relazione tecnica di accompagnamento consegnata al consiglio e alla giunta, il presidente della commissione ha aggiunto anche una relazione politica in cui punta l’indice su “debiti fuori bilancio per 800mila euro, mutui (ben 83 di cui 1 solo nostro) che incidono per quasi la metà di quei 1.300.000 euro anno che paghiamo per gentile concessione degli amici del centrodestra”, ha detto Musa in consiglio comunale.

La relazione del consulente esterno

“Una relazione puntuale e dettagliata ma incompleta in alcuni punti poiché mancante dell’analisi su alcune determine di cui o non si è potuto reperire l’intera documentazione, oppure contenevano più prospetti allegati identici ma diversi fra loro oppure non contenevano le motivazioni di mantenimento e di cancellazione dei residui attivi”, spiega invece Salvatore Musa nella relazione tecnica, a proposito del lavoro di analisi svolto dal consulente esterno.

“Tuttavia il lavoro è stato sufficiente a delineare i punti salienti dell’attività di indagine”, partendo dal chiarimento, da parte del consulente “che la cancellazione dei residui attivi è una operazione influente negativamente sulla determinazione del risultato di amministrazione. Allo stesso modo, l’’eventuale errata cancellazione dei residui passivi, che sottolineo non sono state oggetto dei lavori di questa commissione, potrebbero generare in futuro dei debiti fuori bilancio.”

Vale la pena ricordare che i cosiddetti residui attivi vengono calcolati alla fine di ogni anno nel bilancio consuntivo, e che derivano dalla differenza tra le entrate che si prevedevano di incassare a inizio anno e le entrate effettivamente incassate. Si tratta di crediti del Comune che necessitano di una gestione basata sull’attendibilità degli stessi.

Cosa ha rilevato il consulente. Intanto che sono stati mantenuti nei rendiconti di diversi esercizi antecedenti il 2015 (quindi da parte delle giunte di centrodestra) “residui attivi che sarebbe stato corretto cancellare in presenza di importi già riscossi. Tale punto si riferisce a oneri concessori anni 1994 e 1998 in cui gli uffici hanno incassato e contabilizzato le somme in entrata ma non hanno provveduto alla loro cancellazione dai residui attivi.”

Che “sono stati mantenuti nei rendiconti dei diversi esercizi antecedenti il 2015 residui attivi che sarebbe stato corretto cancellare per obbligazione tributaria non supportata da atti emessi dall’Ente; sono state accertate nell’esercizio 2014 entrate tributarie datate nel tempo (ci riferiamo all’Imu degli anni 2006 circa), che però non sono state cancellate nel 2014, operazione eseguita invece in fase di riaccertamento straordinario nel 2015.”



Inoltre, osserva il consulente, “non è stata tempestivamente acquisita la documentazione a supporto della richiesta di somme ad alcuni comuni, mantenendo gli importi nei rendiconti e procedendo alla loro cancellazione in fase di riaccertamento straordinario per carenza di documentazione; non è stato tempestivamente sollecitato il pagamento delle somme ad alcuni comuni, mantenendo gli importi nei rendiconti e procedendo alla loro cancellazione in fase di riaccertamento straordinario; le determine sono state formate con carenza delle informazioni richieste dalle norme e dal vigente regolamento di contabilità dell’Ente.”

Le raccomandazioni

Infine, il consulente ha raccomandato di “porre in essere, eventualmente e dove possibile, i procedimenti di recupero dei residui attivi cancellati, aventi ad oggetto crediti vantati nei confronti di altri comuni; verificare la documentazione della controparte richiedendone l’integrazione in caso di incompletezza; monitorare i residui attivi sollecitando il pagamento alle controparti.

E ancora, “verificare costantemente i termini di prescrizione; redigere le determine di riaccertamento dei residui riportando nelle stesse le informazioni richieste dall’articolo 129 comma 4 del regolamento di contabilità vigente; redigere le determina di riaccertamento dei residui riportando nelle stesse le corrette risultanze contabili rilevate dai prospetti contabili allegati. Suggerimento conclusivo, “formare annualmente un fascicolo unico, anche informatico, contenente tutta la documentazione predisposta per il riaccertamento dei residui depositandolo presso l’ufficio di ragioneria”.  

Lo stato delle finanze del Comune è stato il tema costante del confronto e dello scontro tra maggioranza e opposizione in questi cinque anni di amministrazione Conte, e il risanamento è stato il fattore di condizionamento costante della spesa del Comune per i servizi e per determinare una stretta selezione o rinuncia dei progetti da realizzare, su cui quella opposizione di centrodestra (che il presidente della commissione di indagine Salvatore Musa definisce artefice del dissesto quando era maggioranza) ha costruito la sua critica costante. La parola alla Corte dei Conti.


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