Migrante investito. Il messaggio di Roberto Covolo

Falciato di notte nel buio di una provinciale, rinvenuto cadavere in un casolare abbandonato di campagna. Due fatti di cronaca, da San Vito dei Normanni e da Terlizzi. Due notizie che dimenticheremo presto nel flusso del feed, due vite spezzate incomprimibili nello spazio di un trafiletto. Non conosciamo i vostri nomi, i giornali riportano i vostri paesi: Gambia e Marocco.



Venivate dal mare, qui cercavate la vita, qui avete trovato la morte. Certo, servono le luci nella strada, i giubbotti catarifrangenti, le infrastrutture e le politiche sociali e di integrazione.Chi ha la responsabilità del governo locale dovrebbe prendere parola, indicare una direzione, incoraggiare una pietà collettiva. Ma prima serve un cuore nuovo, a tutti noi e nelle comunità nostre, l’accoglienza è un sentimento condiviso prima che una legge o un’ordinanza. Per questo perdonateci, fratello della Gambia, fratello del Marocco. Perdonateci perché, ci ricorda Don Tonino Bello, se, “pur appartenendo a un popolo che ha sperimentato l’amarezza dell’emigrazione, non abbiamo usato misericordia verso di voi. Anzi ripetiamo su di voi, con le rivalse di una squallida nemesi storica, le violenze che hanno umiliato e offeso i nostri padri in terra straniera”.La terra vi sia lieve.


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