Quando la musica si fa preghiera: il Barocco Festival celebra Leonardo Leo e la sua “Lode alla Vergine”
C’è una musica che sa farsi preghiera, che si fa teatro dell’anima e riflesso del divino. È la musica di Leonardo Leo, genio del Settecento napoletano, che nel 1730 compose In lode della Beatissima Vergine del Rosario per celebrare la Madonna del Rosario. A quasi tre secoli di distanza, questa rara e preziosa pagina torna a risuonare là dove la tradizione barocca trova casa: a San Vito dei Normanni, in occasione del “Barocco Festival Leonardo Leo”.
Domenica 19 ottobre, alle ore 20.30, la Basilica di Santa Maria della Vittoria ospiterà l’esecuzione dell’oratorio, evento conclusivo della finestra estiva della XXVIII edizione del Festival. L’appuntamento, a ingresso libero, è realizzato in collaborazione con l’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni per l’anno giubilare, con il sostegno della Città di San Vito dei Normanni, del Comune di Brindisi, del Ministero della Cultura, della Regione Puglia e della Prefettura di Brindisi.
A dirigere e accompagnare al cembalo sarà Cosimo Prontera, anima e fondatore del Festival, alla guida dell’orchestra barocca La Confraternita de’ Musici. Sul palco, un cast di specialisti della prassi esecutiva storica: Joan Francesc Folqué (Lisauro, tenore), Carolina Lippo (Rosmonda, soprano), Loriana Castellano (Maria Vergine, contralto) e Francesco Masilla (Furia, basso).
Scritto nel 1730 e accolto “con molto, anzi grandissimo applauso”, come si legge sul frontespizio della partitura conservata in copia unica presso la Biblioteca diocesana di Münster (Collezione Santini), l’oratorio di Leo è un capolavoro di equilibrio tra spiritualità e teatralità. La partitura alterna recitativi semplici e arie “da capo”, duetti e cori finali, con un organico raffinato di archi, continuo e un oboe solista nell’aria “Se vive Rosmonda”, tra le più toccanti del repertorio sacro settecentesco.
Il libretto anonimo, di sorprendente finezza poetica, narra una parabola drammatica centrata su quattro figure simboliche: Lisauro, emblema della virtù e della fede; Rosmonda, fragile sposa tentata dal dubbio; Furia, personificazione del male e della gelosia; e Maria Vergine, mediatrice di grazia e redenzione.
Dopo il recitativo d’apertura “Ecco l’alba novella”, in cui Lisauro intreccia corone di rose per la Madonna, Furia evoca le forze infernali e instilla nella mente di Rosmonda il sospetto del tradimento. Il dramma cresce fino alla disperazione e al desiderio di morte, ma l’intervento della Vergine rovescia il destino: Rosmonda torna alla vita, Lisauro ritrova la pace e l’opera si chiude nel “Tutti” luminoso Deh, temprate o Serafini, un’esplosione di luce e gratitudine celeste.
In quest’oratorio, la musica diventa preghiera, come scrisse Benedetto Croce, «religione che si fa arte e arte che si fa religione». Leonardo Leo costruisce una drammaturgia musicale di grande efficacia, dove i recitativi si trasformano in momenti di introspezione psicologica e le arie, soprattutto quelle di Rosmonda, delineano un percorso emotivo che anticipa la sensibilità del Settecento maturo.
Ascoltare In lode della Beatissima Vergine del Rosario oggi significa riscoprire la potenza spirituale della musica, il suo potere di raccontare, consolare e salvare. È un atto di fede in forma sonora, una storia che attraversa i secoli per ricordarci, con le parole di Paul Claudel, che l’arte «non si accontenta di piacere: vuole persuadere, commuovere, convertire».