Caporalato femminile: l’intervento del presidente Tanzarella
Intervenendo all’inaugurazione della mostra sul “Caporalato femminile”, presso l’ex Chiostro S.Paolo Eremita della Provincia di Brindisi, realizzata per volontà della consigliera di parità provinciale Dina Nani, il presidente f.f. della Provincia di Brindisi, Domenico Tanzarella, in occasione della concomitante presentazione del libro “Oro Rosso” della giornalista e fotografa Stefania Prandi, ha evidenziato come il tema del caporalato femminile sia particolarmente sentito e sia di attualità nel nostro territorio, in perfetta sintonia con i percorsi che le istituzioni locali, oltre a quelli di chi collabora con le stesse, devono tenere presente per una sorta di divulgazione di queste tematiche con l’obiettivo di trovare soluzioni adeguate, con fini condivisi da tutti.
“Questo argomento, che è poi trattato molto bene nel libro di Stefania Prandi – ha detto Tanzarella – ben sintetizzato anche nel titolo, quando parla di Mediterraneo, mi fa venire in mente una innovazione particolare che ha caratterizzato l’amministrazione di questa Regione in certi anni, nei quali si è data particolare attenzione proprio all’area del Mediterraneo, che doveva essere culla di civiltà e di storia, più che di guerre, violenze e altro. Parto da qui per significare che la Puglia deve e vuole essere ancora una culla di democrazia e di confronto. E pertanto non si può assolutamente tollerare che vi siano sacche, peraltro non nascoste, di violenze, di sopraffazioni e anche di forme di utilizzazioni di forza lavoro in un modo non degno di civiltà come la nostra. Spesso accade, purtroppo, che solo l’evento della morte di queste lavoratrici serva a far ricordare a tutti noi queste situazioni che invece sono sempre presenti nella nostra realtà, tant’è che la Regione negli anni addietro emanò una legge ad hoc contro il triste fenomeno del Caporalato.
Tuttavia, questo fenomeno ci deve far fare una considerazione di carattere generale e sociale. Tale piaga è insediata, cristallizzata, cronicizzata nella nostra realtà perché per eliminarla c’è bisogno di un lungo percorso di consapevolezza, di condivisione e soprattutto di percezione del disvalore di questa piaga. Se non c’è questa percezione di mancanza di consapevolezza, di principi e di valori che devono essere di tutti e che non devono far girare la testa dall’altra parte, tanto riguarda altre persone e non noi, non si risolverà nulla. La stessa cosa accade di fronte al fenomeno della criminalità più o meno organizzata, a cui spesso si guarda con referenza proprio per l’assenza di sicurezza e di una serie di servizi che non si riescono a dare. Questa assenza di consapevolezza costituirà il principio della fine, cioè un modo di fare che consente la sopravvivenza di esperienze negative, deleterie e che costituiscono un vulnus profondo della società civile e democratica della nostra realtà, già ferita di essere al sud e di essere in un Meridione molto spesso dimenticato. Il fatto di non avere servizi allo stesso livello degli altri territori costituisce un ‘humus’ sul quale tranquillamente prolificano certe realtà che noi vogliamo sconfiggere. Mi auguro che questa consapevolezza, che non deve essere solo delle donne, ma soprattutto e in primis degli uomini, che costituiscono una parte significativa del caporalato e della violazioni di norme, possa e debba servirci perché veramente questa parte del Mediterraneo possa mettere a frutto le capacità di utilizzazione di materie prime che altri non hanno e che non possono nemmeno imitare, neanche se vengono dalla Cina, per creare condizioni di parità, di agibilità e di democrazia, per garantire non solo la sicurezza personale a vari livelli, ma anche una retribuzione equa tra uomo e donna. Tutti sappiamo, infatti, che non c’è parità di retribuzione ed è per questo che, spesso, le donne sono costrette a fare lavori di questo tipo.
Mi auguro, infine e per tutti questi motivi, che si possano riprendere nel nostro territorio tutte queste iniziative di dibattito e di discussione che hanno caratterizzato un certo lasso di tempo della nostra vita, come quelle fatte in passato anche dal sottoscritto, in qualità di sindaco di Ostuni, che hanno portato alla creazione di un Comitato delle Pari Opportunità, oggi, purtroppo, dimenticato dall’attuale Amministrazione cittadina. Ma siccome il tempo è inesorabile per tutti anche questo tempo finirà molto presto”.